Perché andare alla Microavventura?

Il nuovo travel trend che ci sta rinsegnando a viaggiare

“Per la stessa ragione del viaggio: viaggiare”. Così cantava Fabrizio De André in Khorakhané (A forza di essere vento), riferendosi probabilmente al senso della vita, il cui scopo sarebbe il vivere stesso. Di recente, però, la citazione (toccante quanto abusata) ha assunto un inatteso significato letterale in ambito turistico. Oggi molti di noi viaggiano non tanto per aggiungere una nuova voce alla propria lista di destinazioni esotiche da visitare, ma per uscire dal quotidiano e fare un’esperienza nuova che si riveli rigenerante e/o trasformativa. Nel turismo contemporaneo, ciò che conta davvero è costruire un percorso attraverso cui prendersi cura di sé, riaccendere la meraviglia e mettersi alla prova. Perciò, negli ultimi anni il settore travel ha visto affermarsi un nuovo trend, che unisce turismo di prossimità, voglia di cimentarsi in nuove sfide e attenzione alla sostenibilità: le microavventure.

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Cos'è una microavventura?

Si tratta di brevi gite, esplorazioni o attività da fare in località vicine a casa, che siano possibilmente economiche, outdoor e a basso impatto ambientale. Possono essere fatte in qualsiasi momento dell’anno e non richiedono una preparazione tecnica o un equipaggiamento particolare, quanto piuttosto una certa predisposizione all’improvvisazione: sono, per l’appunto, piccole avventure fuori porta, caratterizzate dall’elasticità organizzativa, dall’incertezza tipica dello slow travel e dell’attenzione agli aspetti esperienziali del viaggio. Per vivere al meglio una microavventura, dunque, bisogna essere disposti a mantenersi aperti, curiosi e flessibili.

Gli obiettivi principali della modalità di viaggio sono fare nuove esperienze, riscoprire le bellezze paesaggistiche e culturali del proprio territorio, risvegliare l’intraprendenza e riprendere contatto con la natura. Tuttavia, non esiste una formula adatta a tutti, anzi, è fondamentale tener conto delle esigenze momentanee e dei gusti personali. Le microavventure implicano un grado di fatica che resti compatibile con la vita quotidiana e ci permetta di allentare lo stress; sono viaggi pensati per adattarsi con agilità anche ai periodi di maggior carico lavorativo – durante i quali, un tempo, non avremmo mai neanche sognato di pianificare una vacanza. Assicurano un’esperienza all’insegna della sostenibilità sia ambientale sia economica, e nulla hanno da invidiare ai viaggi convenzionali sul piano del relax e del divertimento.

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Foto: BITESP

Un nuovo paradigma di viaggio...

Di fronte al diffondersi del trend, tanti addetti ai lavori hanno evidenziato che le microavventure sono la prova di come il vissuto collettivo recente, per quanto traumatico, abbia contribuito ad abbattere e rinnovare un paradigma già in decadenza. Un articolo del 2022 su DOVE Viaggi riporta il parere di Leonardo Surico, imprenditore, esperto di marketing del turismo e presidente della Borsa del Turismo Esperienziale:

Il viaggio come status symbol da esibire, misurato con le ore di fuso orario attraversate e i timbri sul passaporto, era un modello in crisi da anni. […] Quello che si chiede a un viaggio oggi è l’essere protagonisti. Provare, toccare, entrare dentro la cartolina e non esserne solo spettatori passivi. Un’immersione che si verifica solo se, partendo, si va a ‘fare’ qualcosa: uno sport, la ricerca di qualcosa che si è letto a casa, un corso o anche solo una degustazione, ma sapendo bene che cosa si sta mangiando. Cause di forza maggiore hanno portato in questi due anni al turismo di prossimità. Ma è stato salutare, perché nei borghi dietro casa, nei parchi che prima si sorvolavano solo in aereo, si è scoperto che i grandi viaggi non sono un luogo, una latitudine, ma una modalità.”

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... per accrescere il benessere fisico e mentale

Insomma, si sta diffondendo la convinzione che il bello di un’avventura lontano da casa stia nell’entrare in un diverso stato mentale, grazie al quale poter godere della sorpresa, della bellezza e della scoperta persino laddove tutto appare familiare. Ciò è stato confermato non solo dal parere degli esperti, ma anche da interviste e analisi di gruppo condotte tra i viaggiatori; come riportava nel 2022 l’agenzia Wunderman Thompson citando due studi delle università californiane di Berkeley e di San Francisco, il livello di appagamento di un viaggio dipende soprattutto dall’intensità fisica, psicologica ed emotiva con cui viene vissuto. Bando alle ansie performative e agli alti standard del vecchio turismo, dunque, poiché per riappropriarci del piacere di viaggiare è necessario ritrovare un approccio più semplice, che dia precedenza all’ascolto di sé, che ponga l’enfasi sull’autenticità dell’esperienza e che aiuti ad aprirsi al mondo.

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Che si tratti di un’escursione nel verde, di un soggiorno benessere, di una gita culturale o di uno sport outdoor, lanciarsi alla microavventura ci renderà soggetti attivi. Come? Facendo propria la lezione della adventure therapy anglosassone, impegnerà il nostro corpo, risveglierà i nostri sensi e ci indurrà a uscire dalla nostra zona di comfort. Solo esponendoci volontariamente a sorprese e novità, potremo riappropriarci di noi stessi, ritrovare la nostra spontaneità, riattivare l’autonomia. Ed è in questo senso che la microavventura è un modo per accrescere il nostro benessere fisico e mentale: ci libera dalle pressioni dimostrative e ci invita a tracciare una nuova traiettoria personale, regalandoci il tempo per riflettere sui nostri sentimenti e comportamenti, così da imparare a conoscerci più a fondo.

Matilde D'Accardi

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