Siamo abituati a pensare alle attività culturali come a una forma di svago. E se invece vi dicessimo che, in certi casi, rappresentano una modalità di cura vera e propria? Tanto che un giorno potrebbe capitarvi che il vostro medico ve le prescriva in ricetta?
Di recente si sta facendo sempre più strada la consapevolezza che la cultura e l’arte hanno effetti benefici e possono avere un ruolo determinante nel trattamento terapeutico di alcuni disturbi. Il fenomeno delle prescrizioni mediche culturali si è diffuso a livello istituzionale e sta raggiungendo anche il grande pubblico. Vale la pena quindi dedicare un momento ad approfondire la conoscenza di questa meravigliosa nuova tendenza.
Foto: Andrey Danilovich, Museo della Città di Bruxelles
Terapie culturali
All’inizio di quest’anno, l’agenzia Wunderman Thompson riportava come un numero crescente di ricerche sottolinei il valore terapeutico della cultura per pazienti con condizioni di salute mentale o dolore cronico. Lo dimostrano casi come quello dell’ospedale universitario Brugmann, a Bruxelles, il quale ha lanciato un progetto pilota di sei mesi che, grazie alla collaborazione con cinque istituzioni della città, consente ai medici di prescrivere visite culturali gratuite a pazienti con depressione, ansia e altri disturbi mentali. Lo scopo dell’iniziativa, come spiega il dottor Johan Newell, psichiatra del Brugmann, è supportare il benessere dei pazienti: “Le visite d’arte sono una porta per connettersi con il nostro mondo emotivo interiore. Ci aiutano a rallentare e a essere presenti nel momento. Sono un modo per aiutare chi soffre di disturbi mentali a trovare una motivazione significativa per uscire e reclamare un posto nella società attiva”.
Altri due esempi interessanti riferiti dall’agenzia sono il programma CultureRx, portato avanti in Massachusetts dal Mass Cultural Council, che promuove il coinvolgimento dei pazienti in attività artistiche, scientifiche o culturali; e il programma di prescrizioni culturali avviato in Grecia dal Ministero della Cultura e dello Sport e dal Ministero della Salute, grazie alla partnership con istituzioni come il Museo Nazionale d’arte Contemporanea o L’Orchestra Statale di Atene. Infine, esistono progetti transnazionali dedicati, come CultureForHealth, istituito dalla Commissione Europea insieme a una serie di partner, come i network Culture Action Europe e Trans Europe Halles.
Foto: Arts on Prescription Project
Arts on prescription
Nel Regno Unito, le prescrizioni culturali si praticano dagli anni Novanta. Allora, i medici di base britannici hanno conquistato la facoltà di affiancare alle terapie farmacologiche cure di natura sociale, indirizzando i pazienti affetti da disturbi legati alla depressione verso attività di supporto offerte dalla comunità locale – come programmi di esercizio fisico (“exercise on prescription”) o di lettura (“books on prescription”). Non arteterapia, quindi, ma un approccio medico integrato. Da questa branca sono poi emersi i progetti di “arts on prescription”. Il primo progetto, avviato nel 1994 a Stockport, prevedeva l’offerta di attività artistiche per persone affette da ansia o depressione (lieve o moderata). A Stockport sono poi seguite decine di programmi simili, non solo nel Regno Unito ma anche in Canada, Australia, Belgio e paesi scandinavi. In questi ultimi, si è sperimentato soprattutto sulla collaborazione con enti museali e organizzazioni culturali.
La pratica si sta affermando anche in Italia, dove sono sempre più frequenti i programmi artistici e culturali finalizzati alla promozione della salute, alla prevenzione delle malattie, al trattamento di condizioni patologiche anche degenerative. Sono numerosi i musei nostrani che offrono iniziative di questo tipo a persone con demenza e ai familiari che si prendono cura di loro. Ci sono poi tantissimi casi e tipologie di interventi: per esempio, in Emilia Romagna, nel 2022 ATER Fondazione ha lanciato il progetto “Sciroppo di Teatro”, in cui pediatri e farmacisti offrono ai piccoli pazienti voucher per andare a teatro allo scopo di aumentare il loro benessere.
Foto: Sciroppo di Teatro – ATER Fondazione
I benefici della cultura
L’efficacia della cultura “su ricetta medica” è ormai ampiamente dimostrata a livello internazionale. Dipingere, scolpire, modellare, suonare uno strumento, cantare, andare a teatro, visitare musei o gallerie sono attività che migliorano il benessere psicofisico, non solo dei pazienti ma anche dei loro caregiver – professionali o familiari. Le prescrizioni mediche culturali accrescono l’autostima, alimentano la gioia di vivere, rafforzano le relazioni sociali; ci aiutano a comprendere i nostri bisogni e ad adottare nuove strategie per far fronte a problemi di natura emotiva e interpersonale. Inoltre, questa pratica indica anche nuove possibili soluzioni per sostentare e far evolvere il settore culturale.
In conclusione, si tratta di un fenomeno entusiasmante, che apre le porte su possibili sviluppi futuri assai positivi per la nostra società, in cui l’arte e la cultura diventino non solo strumenti di benessere individuale e collettivo, ma anche veicoli di una concezione più profonda e sfaccettata della salute umana.